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Campionati e Risultati: NAZIONALI REGIONALI PROVINCIALI GIOVANILI    

IL CALCIO NON SI FERMA - Alcune mie considerazioni in merito

ENRICO FANELLI

PERUGIA -  La situazione è ovviamente lontana dall’essere definitiva (e serve particolare fantasia per capirlo), ma il calcio dilettantistico, giovanili comprese, ha passato ancora una volta indenne le forche caudine del DPCM presentato ieri sera per tentare di arginare la cosiddetta seconda ondata di Coronavirus. In estrema sintesi (perché questo mi piace) potranno continuare a giocare Juniores, Allievi e Giovanissimi nazionali e regionali, mentre i provinciali resteranno al palo. Di sicuro una buona notizia, che evita di spezzare le gambe ad un settore già in difficoltà da diverso tempo. Tuttavia ci sono degli interrogativi che ancora resistono.

Prima domanda: perché prendersela con lo sport? E’ chiaro che la priorità è e deve rimanere la salute pubblica, ma è altrettanto giusto che questo non diventi un luogo comune. Ad oggi non risulta alcuna evidenza scientifica che i campi di calcio siano il principale veicolo di contagio, anche se – e dovrebbe essere sottointeso – il rischio zero non esiste. Il problema vero è altrove: basterebbe che chi è preposto a prendere le decisioni si facesse un giro per le città e notasse gli assembramenti nei mezzi pubblici e alcuni bar che vengono utilizzati a mo’ di discoteche senza mascherine né distanziamenti, e soprattutto senza che nessuno intervenga. Davanti alle scuole (che è giusto tenere aperte, per carità) ci sono scene che non ha nemmeno senso stare a commentare. La risposta è la seguente: giusto andare avanti, in particolar modo in tutte quelle società che hanno fatto sacrifici per poter predisporre dei protocolli all’altezza. E’ fondamentale a mio giudizio, al di là degli aspetti lavorativi ed economici, dare a Cesare quel che è di Cesare, senza costringere alcune categorie di persone a pagare colpe assolutamente inesistenti.

Seconda domanda: perché si continua con decreti dall'interpretazione ambigua e soprattutto in orari inopportuni? E’ chiaro – e lo dico senza polemiche – che a scriverlo è stata gente che con il mondo del calcio, più precisamente dello sport, non ha nulla a che vedere. Non è la prima volta che accade e le precisazioni del ministro Spadafora hanno avuto il potere di confondere ancor di più le idee alle persone. Poi, intorno ad ora di pranzo, il chiarimento definitivo (LEGGI QUA), che toglie ogni possibile dubbio e fa tirare un grosso sospiro di sollievo a dirigenti e tecnici. Capisco le difficoltà del momento, ma sarebbe ora di porre uno stop a questo modo di fare comunicazione. Poi le tempistiche: non si può venire a conoscenza di regole e quant’altro poche ore prima che entrino in vigore, chi di dovere deve avere tempi e modi per organizzarsi al meglio.

Terza ed ultima domanda: ha vinto il buonsenso? Assolutamente sì. Un’altra serrata non era tollerabile per tanti motivi. Uno di questi non è da trascurare: lo stato psichico dei ragazzi. Il campo di calcio è luogo dove si coltiva una passione e questo fa sì che l’equilibrio – come sostengono addetti ai lavori che ho avuto modo di intervistare nei giorni scorsi – non venga a mancare, cosa che mi sento di condividere al 100%. Chiudere sarebbe stato troppo facile, meglio trovare i giusti compromessi: in caso contrario era doveroso da parte del Governo aprire il salvadanaio e aiutare concretamente chi si trova in difficoltà.

In conclusione è tutto bene quel che finisce bene: il pressing della Lega Nazionale Dilettanti ha avuto buon esito. Ora tocca a tutti noi (compresi gli organi di stampa) giocarsi al meglio questa nuova ed importante possibilità, comportandosi al meglio dentro e fuori il rettangolo di gioco.

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  Scritto da Enrico Fanelli il 19/10/2020
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